Gruppi multifamiliari

Riunioni di intere famiglie, che coinvolgono i pazienti e diverse generazioni dei loro familiari – insieme ai loro operatori, condotte da uno o più professionisti formati specificamente in questo metodo. Questa tipologia di lavoro, grazie alla sua ampia applicabilità ai diversi contesti di cura, permette un’ottimizzazione delle risorse, una più adeguata ed efficace risposta al disagio psicologico da parte degli operatori e dei servizi, e la cooperazione di tutte le professionalità (psichiatri, neuropsichiatri infantili, psicologi, educatori professionali, assistenti sociali, infermieri, ecc.) che gravitano intorno a situazioni complesse. Attraverso il coinvolgimento diretto dei pazienti e delle loro famiglie, il gruppo può beneficiare anche delle risorse co-terapeutiche presenti in loro.

Le terapie multifamiliari comprendono una pluralità di interventi terapeutici condotti in gruppi multifamiliari, intesi come spazi terapeutici che includono la partecipazione congiunta delle persone che soffrono del problema che motiva la richiesta di aiuto e quella dei loro familiari e parenti. Tutti i modelli di terapia multifamiliare condividono come elementi teorici comuni i principi della terapia di gruppo e della terapia familiare, ma troviamo un amalgama di modelli diversi a seconda delle basi teoriche e della metodologia di conduzione del GMF.

Le origini della terapia multifamiliare risalgono alla metà del XX secolo, quando lo psichiatra Peter Laqueur coniò il termine “terapia multifamiliare” e fece una prima sistematizzazione dei suoi meccanismi terapeutici. Quasi contemporaneamente, lo psichiatra argentino Jorge García Badaracco gettò le basi di un modello di approccio multifamiliare all’Ospedale Psichiatrico Borda di Buenos Aires basato sulla psicoanalisi, che chiamò Psicoanalisi Multifamiliare. Negli anni ’70 e ’80, in Europa sono state descritte altre esperienze multifamiliari su basi teoriche diverse, tra cui il modello sistemico sviluppato presso il Marlborough Family Service di Londra (Inghilterra).

Negli ultimi anni abbiamo assistito a un’intensa diffusione del modello noto come Terapia Interfamiliare (TIF), che nasce dall’interesse di un forum di professionisti del Centro di Terapia Interfamiliare (CTI) e dell’Associazione di Salute Mentale (ASM) di Elche interessati a trovare un modello terapeutico più umano e sociale per l’attenzione ai problemi umani. La terapia interfamiliare trova le sue basi teoriche e metodologiche nella Teoria dell’Attaccamento e nelle Pratiche Dialogiche e Collaborative applicate nel contesto del gruppo multifamiliare.

Grazie al suo contesto aperto e spontaneo, che riunisce molteplici contributi teorici, la terapia interfamiliare rappresenta un modello integrativo ed eclettico per eccellenza. La capacità della terapia multifamiliare/interfamiliare di trattare contemporaneamente più pazienti e le loro famiglie e di integrare gli interventi terapeutici di diversi professionisti nello stesso spazio si traduce in un migliore utilizzo delle risorse istituzionali e in un’economia di mezzi.

L’esperienza multifamiliare va oltre lo spazio del gruppo e costituisce un nuovo modo di vivere le difficoltà emotive e psicologiche, di condividere con altre persone e di imparare insieme agli altri. Rappresenta quindi una rivoluzione sociale nell’attuale psicologia e psichiatria, appena iniziata…